“quasi tutte le mattine vado in soffitta, per far uscire l’aria stantia dai miei polmoni, dal mio posto preferito sul pavimento guardo il cielo azzurro, ed il nudo castagno sui cui rami brillano piccole gocce di pioggia che sembrano d’argento, e i gabbiani e gli altri uccelli che scivolano via veloci nel vento. Finchè tutto questo esiste, pensavo, ed io sono viva e posso vederlo, la luce del sole, il cielo senza nuvole, finchè questo dura io non posso essere infelice…”
questo, mi ha colpito, in quella casa in Prinsengracht – quell’unico squarcio di cielo che Anna poteva vedere, e il castagno. ho comprato una cartolina che raffigura quella finestra, per portarla con me e ricordarmi di pensare: a tutto quello che ho, alla mia libertà di andare in giro, alle mille cose che posso fare, e che ad altri sono negate, e a come sia un dovere non abbassare la guardia, ma lottare perchè questo non succeda mai più, e perchè tutti gli essere umani su questa terra abbiano uguali diritti.
e ancora: i tratti di matita sulla carta da parati, con i quali Otto Frank segnava l’altezza di Anna, man mano che cresceva – come facciamo noi con i nostri figli… quelle piccole cose quotidiane la cui vista in certe circostanze è crudele, perchè evoca un mondo familiare che è stato spezzato.
sei tornata? e vedo con un ottimo spirito. sono perfettamente d’accordo. un abbraccio