era cominciata come sempre, sveglia al mattino, e assonnata giù dal letto…
ma poi, lo stadio olimpico, l’appello, i pass, i braccialetti identificativi – una giornata con amnesty international, al concerto degli U2!
io mi sono data da fare per sei ore con le fotopetizioni, fotografie con un cartello – sicurezza e giustizia per le donne negli slum di nairobi – le foto andranno alle Nazioni Unite, alla fine di ottobre….
la gente, di tutti i tipi – una donna di danzica, che si è avvicinata e ci ha chiesto “cosa posso fare per voi”; la ragazza che aspettava il concerto, sul prato con gli amici, che mi ha ascoltato con attenzione, quando le ho chiesto se allora si faceva fotografare ha guardato Lui, che aveva guardato altrove per tutto il tempo, Lui ha scosso brevemente il capo e ha detto di no, lei mi ha guardato e ha detto serena di no, lei la faccia per le donne di nairobi vittime di violenza non ce la metteva; gli americani in attesa sulla panchina, lei sulla sessantina, occhi azzurri vivaci ed energici, una maglietta con aung san suu kyi che mostra il bicipite e dice we can do it, una raffica di parole, la foto, e poi ha voluto fare lei una foto a noi; le tante persone prima diffidenti e poi convinte, la ragazza che era disposta a “fare tutto, ma proprio tutto, capisci cosa voglio dire” con francesco, uno di noi, pur di entrare nel backstage e vedere Bono… e tutti quelli che hanno accettato di metterci la faccia, di essere una goccia che fa il mare, di esserci e di dire io ci sono, e non ci sto.
e poi la sera, l’emozione del palco. Il brivido nell’entrare in quello stadio pieno fino all’inverosimile, la musica, l’allestimento bellissimo con i megaschermi a 360°, e noi proprio sotto a vedere gli U2….
e salire la scaletta, entrare sul palcoscenico con la lampada con la candela di amnesty accesa, e fare il giro camminando intorno agli U2, fermarsi fronteggiando il pubblico – ottantamila persone.
è stato un brivido, salire su quel palcoscenico, camminare sotto gli occhi di una folla immensa, portando la lampada…ho avuto la sensazione di fare davvero qualcosa, di far parte del mondo, di essere un testimone – una sensazione inesprimibile.
walk on – e noi eravamo lì.
grande anima… grande Anima…
mi fai sentire piccola e inutile…
ehhhh esagerate 😀
mica faccio niente di particolare, solo quel poco che posso – non è che poi possiamo fare molto. ma io ci credo, nella necessità della partecipazione…in fondo, in questi tempi di necessità commerciali e di globalizzazione, far sapere ai governi che la gente sa, vede e pensa, che le ingiustizie e i diritti calpestati non sono invisibili, in qualche modo è un freno.
se tutti nel loro piccolo facessero del loro meglio il mondo in qualche modo sarebbe un po’ migliore…non so.
comunque è stato un bellissimo momento 🙂
come diceva Gaber, libertà è partecipazione…
ma sapete, quello che mi ha fatto restare davvero male è stato l’episodio con quella ragazza…ovviamente uno è libero di firmare o no e di pensare come vuole,o di non crederci, ci mancherebbe,ma lei ha chiesto a LUI che cosa doveva fare, cosa doveva pensare – e senza fare una piega si è uniformata alle direttive dall’alto….inquietante.
non è inquietante è… inkazzosante
che poi non si è neanche uniformata alle direttive dall’alto, come dici tu, non è che ha preso ordini da un superiore militare, dal tutore perchè minorenne, dal religioso perchè credente, ha preso ordini dal moroso… e da qui a lasciarsi dare due pugni in faccia perchè non sei nessuno il passo è breve
AMMAPPATE!!!!
e infatti, pipù. brutto. abbiamo ancora e sempre molta strada da fare.
chapeau.
per quella ragazza non c’è niente da fare. se ne accorgerà tra qualche anno, se sarà fortunata. se no vivrà così per sempre. senza capire niente