e così anche l’altro figlio ha deciso di partire.
pare che i miei figli maschi a diciannove anni e un mese levino le tende e se ne vadano ad amsterdam, l’altro fece così, 4 anni fa, ora tocca a questo…
non è inatteso – si era iscritto all’università ma non è mai stato uno che studiava molto, e di lavoro in italia si parla molto, anche perchè non lo vede nessuno: giovani disoccupati, ho amiche medico con lauree master e specializzazioni che guadagnano 5 euro e 80 all’ora per fare guardie in cliniche private, o che attendono pagamenti da anni da enti pubblici, altri con curriculum impressionanti che stanno nei call center e non trovano niente di decente per decenni, donne peggio, se poi hanno un figlio è la fine, operai licenziati, tagli a scuole, ospedali, pubblica amministrazione – e una classe politica che è quello che è.
se a questo aggiungi un fratello che se ne è andato ed è un punto d’appoggio, oltre che un fulgido esempio attorniato da bellezze nordiche, eccoci qui…
io lo capisco, ma sono triste.
mi ricordo di quando erano tutti e tre piccoli, e giocavamo insieme, li abbracciavo tutti e tre insieme, quando attraversavamo la strada li prendevo per mano tutti e tre, facevamo “un mazzetto di manine” e via. ho ancora addosso un po’ di quel calore infantile e di quell’amore smisurato – quello tutto.
è stata una grande fatica, tre figli così vicini di età, ma è stato grande.
ora è questa casa, a diventare sempre più grande.
nella foto (quella con le oche illuminate) sembravi una ragazzina… li hai avuti che andavi ancora all’asilo?!
😉
Anima che immagine ” un mazzetto di manine”!
Mi hai fatto commuovere.
eh cristina, diciamo che me li porto bene…
passiflora: 🙂 essendo tre, due li dovevo tenere con una mano sola, e allora questa cosa la chiamavamo così…
Capisco la sensazione e so che ti sto dicendo una cosa banale, ma non lo vedrei come uno scenario cosi’ nero.
Stai parlando di figli con una voglia di mettersi in gioco e di tentare, e quante volte lo abbiamo detto che tentare ormai significa andarsene dall’Italia?
C’e’ un momento giusto per farlo – e per sopportarlo da genitori. Passato un altro po’ di anni, trovare le energie per reagire sarebbe ancora piu’ difficile.
lo so, rob,e sono d’accordo, potendo me ne andrei anch’io, e devo dire che sono orgogliosa di questi figli tanto coraggiosi da andarsene di casa a 19 anni, così lontano, non è mica facile. una lingua diversa, clima diverso, altri amici,il lavoro… so anche che questo è il momento giusto, dopo sei impastoiato in tante cose che ti ostacolano, quantomeno,o rimani addirittura bloccato, e questo è anche quello che dicono loro. so anche che i figli naturalmente se ne vanno di casa, ci mancherebbe, ma all’inizio è anche un piccolo dolore, quando se ne vanno così presto e così lontano…altra cosa sarebbe andarsene a 25 anni, più vicino…è vera anche l’altra cosa che dici, che questo è il momento giusto anche per sopportarlo da genitori, quando sei ancora attivo e pieno di cose da fare tu stesso…
ma va bene, dai, ci sono già passata con il grande, e andrà bene anche con quest’altro 🙂
ti abbraccio, nì. capisco la sensazione di vuoto. razionalmente diciamo è giusto così, ma è come se se ne andasse una parte di noi.
anzi, è una parte di noi che si stacca.
vorrà dire che andrai di più ad amsterdam..e poi ti rimane la figlia…grande vantaggio averne tre !!!!
un abbraccio
e quando partirà la terza, sono pronta per farmi adottare!!!
ma dai!! 😀 😀 la terza non parte, non è il tipo…certo prima o poi se ne andrà di casa, ma con questi chiari di luna ci vorrà un po’….
Penso che la malinconia sia dare voce a un silenzio, affermare il proprio diritto di essere umano ad essere umani!
Non un semplice stato dell’essere, ma la sua sostanza, o, quantomeno, la sua materia…
Domande, domande…!
🙂
Comunque mi è piaciuto, ti invito a ricambiare la visita sul nostro blog Vongole & Merluzzi 🙂
http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/03/25/malinconia/
ciao lordbad…e grazie! vengo a trovarti.