cartelline da lasciare chiuse

a volte fa male tutto.

un amico mi chiedeva ieri la ricetta dello strudel come lo fanno in alto adige, gli ho scritto quindi un’email …

ma nel cercare la ricetta, ne ho cercata anche la versione di Rita, e ho aperto una cartellina di pelle nella quale tenevo le ricette che mi ispiravano, ma ancora da provare.

e lì mi si sono abbattuti addosso ricordi, sensazioni, desideri, rimpianti.

cucinare è un modo di aver cura dei propri cari, della propria famiglia – questa parola che non riesco più a pronunciare. badare a loro, nutrirli, accarezzarli con qualcosa di buono. preparare, magari insieme. vedere in giro, e pensare a cosa poteva piacere agli altri.

sarà stupido, ma è venuta un’ondata di dolore, a vedere i fogli scritti a mano, le ricette ritagliate dai giornali, quelle inglesi di quando stavo con paolo, quelle ritagliate da un giornale trovato in clinica medica negli anni di piombo, ricordo il momento, era appena stato ucciso aldo moro, quelle di cristina, che palle quelle serate passate a parlare di ricami a punto croce. quelle per i bambini, da decorare insieme. quelle con rita, nella sua cucina in montagna.

quanti ricordi, quanto calore c’era, o mi sembrava che ci fosse, quanto calore sprecato. sarà banale, ma sono io, o ero io, con l’amore che volevo e che volevo dare, e che davo, spargevo al vento. con l’illusione di una grande famiglia con tanti bambini, come non l’avevo avuta.

come si può essere ciechi, a inseguire un sogno mettendoci dentro chi non sogna la stessa cosa e ti sta più o meno appresso non si sa perchè. perchè ci si prova, per quanto a disagio.

il conto l’ho pagato, ma certe cartelline dovrei lasciarle chiuse.

dovrei in effetti buttarle via, queste stupide ricette, che se non le ho provate in quarant’anni non le proverò mai.

13 thoughts on “cartelline da lasciare chiuse

  1. Capisco molto bene cosa provi.
    Io non sono un buon esempio.
    Basta dire che nonostante non viva più con il padre di mie figlie da vari anni, ho lasciato nella “nostra” camera da letto tutto, o quasi tutto, come era allora. Ho ancora suoi vestiti, sue scarpe…
    Faccio fatica a buttare le cose quando sono legate a persone a cui ho voluto bene.
    E capisco che non ha alcun senso.
    Ma io non credo che tu debba guardare al passato, quel che stato, con tanto pessimismo. Niente è da buttare e tutto ha avuto un senso. Sempre e comunque. Sono cose della vita da riporre in un cassetto. Per andare avanti.

  2. …già, quanti sogni “a vanvera” che facciamo, Anima…
    del resto, se nemmeno nelle nostre fantasie siamo libere di volare, non diventa tutto troppo serio e razionale?
    certo, non sarebbe male se almeno una volta ogni tanto, qualcuno di questi sogni si trasformasse in piacevole – e duratura – realtà.

  3. da come la racconti queste ricette conservate per quarant’ anni una funzione importantissima l’ hanno avuta nel momento in cui hai deciso di aprirla la cartellina, con tutto quello che ne è seguito. Bene, ci sono i relitti del naufragio, ma c’ è anche tanta vita, persone che nomini e con cui hai sicuramente diviso momenti buoni e momenti meno buoni, il figlio che vuole diventare cuoco, in francese ti direi tout se tient. Ma poi mi dico che in fondo non ne so una cippa e quindi che parlo a fare? Ma se ancora non l’ hai buttata, una funzione ce l’ ha e mi permetto di suggerirti di inaugurare una serie di pranzi della domenica o cene del mercoled^`, quello che ti pare, provi una ricetta alla volta e inviti amici che portino il vino, il pane o l’ insalata. E magari le cucinate insieme, non serve la casa in montagna, basta anche una piastra elettrica posata per terra o su un tavolo di fortuna. (se non sono ricette da forno).

  4. sono momenti così, spesso si scrive quando si deve mandare fuori un dolore, non tutta la giornata è così – per fortuna. io sono una che tiene ricordi, maria, non le cose del mio ex, quelle le ho buttate fuori di casa subito, tutte senza eccezione, ma ricordi degli anni passati, foglietti, biglietti di questo e di quello, oggettini, quello sì. non so se sia bene, se poi mi prende così…. le ricette avevano uno scopo pratico, e si sono semplicemente accumulate nel tempo, e sono rimaste lì. non tutto è da buttare, certo,avete ragione, i figli li ho. uno è diventato cuoco, è il suo lavoro e la sua passione – lo trovi al marriott, ba! in vondelstraat 🙂 non è mica male, la tua idea, di usarle, queste ricette, per ospitare amici e scacciare i fantasmi….

  5. le nostre cose comuni, nì..i tre figli, i più piccoli con troppe madri, i padri sbagliati, essere creature dell’inverno.
    quando ero una casalinga prossima al suicidio 🙂 compravo sale e pepe tutti i mesi, non perchè facessi poi quelle ricette, ma mi piaceva l’idea..di diventare qualcuno che non ero : una brava cuoca per le bambine, saper ricamare a punto croce gli asciugamani dell’asilo, la pizza il venerdi fatta con la pasta del pane comprata in panetteria…
    c’ho provato per sette anni, poi quando sono andata a lavorare in un call center è come se fossi diventata l’ad di fiat.
    sale e pepe sono rimasti nella casa di moncalieri : quando morirà il maiale e tornerò a prendermi le mie cose, i miei libri, me li ritroverò tutti : probabilmente un giorno cucinerò l’anatra alla pechinese come se non avessi fatto altro nella vita 🙂

  6. Te ne dico una io.
    Come sai, ho ancora casa piena di cose di mia moglie o quanto meno comuni: migliaia di diapositive dei nostri viaggi, l’ingranditore con cui stampavamo, libri, vecchi vestiti un po’ strani negli scatoloni.
    All’inizio è stata dura, ogni sportello aperto era una pugnalata. Poi sono cambiate molte cose – se oggi mi capita di trovarmi tra le mani reperti di un’altra epoca, magari li faccio vedere a mia figlia, gliene racconto la storia e ci facciamo una risata insieme.
    Mentre invece, ogni volta che provo a portare una bustata di roba dalla mia ex, la vedo sempre più imbarazzata di una simile presenza.

  7. P. S. Minnie: tu cucinerai l’anatra alla pechinese solo il giorno in cui apparirà nella linea “4 salti in padella” (il che non è improbabile, prima o poi i cinesi si compreranno pure la Findus)

  8. sale e pepe! bellissimo, anch’io l’ho comprato per anni e li ho ancora tutti in fila, quelli mi turbano di meno, devo dire. sono state le ricette copiate a mano e scelte apposta e tenute lì che mi hanno bastonato (momentaneamente, dai). per l’anatra alla pechinese non voglio essere negativa come rob, anche se sarei tentata di dargli ragione, aspetto pazientemente l’invito…………………
    io rob ho buttato tutto fuori di casa nel momento in cui ho chiuso, e comunque, non so,è stato diverso: tu alla fine sei rimasto suo amico, sei riuscito evidentemente a distaccarti meglio, a tenere dentro di te quello che è stato buono, in quella storia, e via. io no, non ne conservo niente, e comunque quello che mi fa male in questi momenti non è tanto quel matrimonio quanto una specie di fallimento globale di un progetto, che non ho peraltro recuperato con altri, neanche in minima parte e convenientemente modificato. e questo mi fa sentire incapace.

  9. anche io ho comprato Sale e pepe per tanto tempo…. ottomila anni fa… ma a me piace cucinare, piace davvero. Quando ne ho voglia, ovviamente.

    Rob, leggendo il tuo commento… un po’ mi sono ritrovata…

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