peso sull’anima

non è magari un argomento per un post, ma sono qui da sola fino alle sette di stasera, e magari condivido qui su queste pagine poco frequentate il peso che ho sul cuore -a parole forse per me sarebbe difficile-

ho appena finito di scrivere una relazione su una vittima di tortura, che chiede lo status di rifugiato.

…..

non scendo nei particolari, nè di questo caso, terribile, nè degli altri visti prima.

ma la mente non arriva a concepire che possa succedere questo, che un uomo possa usare la violenza in questo modo – che vi possano essere cicatrici simili  in un uomo vittima di violenza, e, mentali, in un altro uomo che è stato addestrato a fare questo, e in altri uomini che comandano la violenza per mantenere il potere e la paura dei cittadini.

mi interrogo anche, con senso di nausea, su chi vede questi disgraziati e dice “tornassero a casa loro” – non sorge in costoro il sospetto che se uno è fuggito per mare o per terra, rischiando la vita e spendendo fino all’ultimo centesimo, per arrivare a dormire per terra nelle gallerie vicino alla stazione, al freddo e senza capire la lingua che gli si parla intorno, un motivo ci sarà?

a volte il mio è un lavoro duro.

9 thoughts on “peso sull’anima

  1. In tutte le cose bisognerebbe tentare di andare oltre le apparenze, oltre le chiacchiere da bar, documentarsi, chiedersi il perchè succedono.

    Quando sento le nefandezze commesse dall’uomo sia ora che nella storia, non riesco a non fare il paragone con il mondo animale: in esso si uccide solo per la sopravvivenza, per fame o per difesa.
    In molte cose gli animali (che non chiamo bestie perchè sarebbe un’offesa) sono da sempre migliori di noi, più “umani” di noi, specie “evoluta” (?)…

    Buon fine settimana Animapunk!

  2. ciao Nì, mi sa che l’uomo cambia poco, che certi uomini e donne cambiano mai, c’erano quelli che denunciavano il vicino ebreo sapendo che sarebbe finito nei campi per prendersi la sua casa , cosa vuoi che sia per certuni rispedire al mittente uno che arriva da un mondo sconosciuto, lontano, di cui gliene impippa niente. il concetto di umanità? il concetto di civiltà? parole, Nì. E se poi pensi che avevamo un ministro della Repubblica che li chiamava baluba, mi pare che sia stato detto tutto.

  3. però fare qualcosa è una buona strada, per quanto poco possa essere. che poi, una volta diventati rifugiati, mah, è ancora tutto in salita – un lavoro, una casa, una lingua nuova, la gente che è quella che è, e il tentativo di far cicatrizzare il passato….

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