as time goes by

ma sono poi tanto diversa, solo perchè sono passati gli anni, solo per gli amori svaniti e quelli nuovi, solo per le ferite nuove sovrapposte a quelle antiche, solo perchè in fondo, ecco, la fine dei giochi si avvicina? non credo. il tempo non mi ha portato saggezza, nè quiete o rassegnazione, e neanche pazienza. nè capacità di gestire le situazioni meglio di quanto non sapessi fare a 30 anni. mi butto ancora ad occhi chiusi, mi lascio andare, so vivere solo così, pronta a pagare il conto alla fine.

finchè sono viva, vivo.

resilienza

passo e leggo qualche vecchio post.

tutto cambia, ma non cambia niente, alla fine. si gira intorno ai propri desideri, ai propri problemi, altri se ne aggiungono, se ne uscirà – per entrare in nuovi.

io sono sempre io, da quando ho scritto per l’ultima volta ho avuta molta felicità e altro dolore, ancora una volta riemergerò. bisogna essere flessibili, e vivere il momento.

Posai le mie carte, e non ebbi più paura. Sia che la notte a venire fosse cattiva, o buona, decisi di prenderla come veniva,  e di non opporre resistenza

(da Die Wand, di Marlen Haushofer, un libro bellissimo che sto leggendo)

arieccomi

è passato quasi esattamente un anno…

e già da un po’ ho  nuovamente voglia di scrivere. mi manca questo colloquio con me stessa, e anche la possibilità di dire un po’ di più di quello che sento e penso. facebook, sì, ma è troppo esposto, è un’altra cosa. e il mio vecchio diario cartaceo si è interrotto, perso in un viaggio in treno, lasciato sul sedile, dopo aver scritto qualche riga. chissà come si è divertito chi l’ha trovato e letto! disse la mia analista quando glielo raccontai :).

in effetti, superati gli sforzi per decifrare la mia calligrafia, avrà sicuramente trovato spunti per sorprendersi e ghignare e divertirsi e anche alzare gli occhi al cielo….

e poi non ho più scritto nulla. e ora eccomi qui. sorpresa nel vedere che pochissime persone ogni tanto passano ancora da queste parti….

cosa ho fatto in quest’anno? ho accumulato prati e fiori e montagne e passeggiate, birra e speck, amore e irritazione, ragionevolezza ed il suo contrario, lavoro e poche vacanze, e comunque dai, nel complesso ho abbastanza imparato a vivere, se pure mai ci si riesce. nonostante la contraddizione tra sensazioni, sentimenti, desideri, freni, considerazione della realtà, e ragionamento, e coscienza delle cose e di me stessa e del mondo, nel complesso, nonostante che io sia ancora preda di entusiasmi post (ok, post post post post)adolescenziali e sia d’altro canto capace di capire quello che in definitiva voglio davvero e non voglio davvero.

keep moving on, alla prossima 🙂

le sorprese

e poi, un giorno, la cosa più banale: un’amica porta a cena suo fratello, e lui, banale, non lo è affatto. è spontaneo, naturale, intelligente, osserva, vive e non ha paura. si lancia in un flusso continuo di parole, messaggi, condivisione di cose, invade la tua vita come una marea, lo senti ogni 3 ore, resisti, all’inizio, pensi di aver beccato l’ennesimo matto. 

ma non è così, è solo un uomo che non ha paura di provare, di vivere pienamente quello che succede, di vedere come va. uno che non ha sovrastrutture, retropensieri, ha fatto le sue esperienze ma sa che la vita prosegue, e che in due si può stare bene. condivide, si fa vedere per quello che è e ti coinvolge. 

e ti accorgi che davvero avevi eretto un muro, e che quel muro non c’è più, e che è bello così, svegliarti con lui vicino, ogni volta che è possibile, e sentirlo ogni volta che vi viene in mente qualcosa, fare la spesa, fare da mangiare insieme, e abbracciarlo.

la marea ti ha invasa, ed è dolce. poi chissà, ma intanto anneghi in quegli occhi azzurri, vergissmeinnicht.

pensieri sparsi

stasera ho una gran voglia di stelle…

di cieli stellati, di grandi boschi e prati e spiagge deserte in inverno, di viaggio, di cammino, di silenzio e di natura. di andare. camminare libera, guardando il cielo e gli alberi e le nuvole.

sono così stanca di questa vita in questa città disordinata e affannata, in disfacimento progressivo, di questa gente feroce, di questi rapporti complicati, rissosi e competitivi.

vorrei silenzio e libri e fiori e stelle e alberi, e piedi scalzi e libertà, un altro mondo. sdraiarmi per terra, su un prato, e guardare il cielo, perdermi nelle stelle e nelle nuvole (l’ho già scritto sopra, ma lo desidero davvero e lo scrivo di nuovo)

vorrei tempo, non sapere neanche che ore sono, non avere fretta, non dover arrivare da nessuna parte in tempi prefissati. camminare e fermarmi quando voglio, quando qualcosa colpisce la mia fantasia, e ascoltare quello che mi viene raccontato, io amo ascoltare, e conoscere storie nuove e quello che appassiona gli altri…. a volte, più della fine di  una storia, mi è rincresciuta la perdita di quei mondi, dei racconti, di quello che avrei ancora potuto sapere e imparare. a parlare non sono poi molto brava, e non amo molto raccontarmi, temo che l’altro si annoi, non ci so fare, ma ascoltare mi piace, sono accogliente.

 

l’anno che verrà

tanti auguri a me!

che sia un anno buono, un anno gentile, un anno che mi risparmi le pene degli ultimi due (dalle quali sono riemersa, e riemergerò ancor meglio)

mi auguro viaggi, di quelli belli, solitari, con camminate in città nordiche avvolte dalla neve o circondate da alberi, con cose nuove e paesaggi che mi entrino nell’anima e mi facciano desiderare di viverci, lì. che devo scegliere dove andare, dopo, quando avrò finito di lavorare! (arriverà, sto momento, eh). i viaggi che amo, cose buone e nuove da mangiare, negozietti dove comprare anelli e maglioni mettendo i quali penserò questo l’ho preso lì, com’era bello, quello l’ho comprato là. perchè mi piace comprare cose diverse, non per shopping compulsivo, ma perchè così mi sembra di portarmi via un pezzetto di quel posto che ho amato, di quell’esperienza che ho vissuto. viaggi low cost, ostelli nuovi, passeggiate lunghissime. provo piacere solo a pensarci 🙂

mi auguro tanti libri!

mi auguro cose nuove, esperienze diverse, conoscere e studiare

mi auguro due o tre amori, ho capito che uno vero e lungo e profondo non ci sarà, forse sono troppo indipendente io, troppo libera e aperta, forse non ci so fare, non ho quel modo di farsi desiderare e di farsi conquistare ogni giorno che probabilmente era indispensabile per essere amati davvero. sticazzi, eh. non sanno cosa si perdono, io sarei stata una grande compagna, una donna solidale e appassionata, un’amica e una complice, ma insomma pare di no, e va bene lo stesso. ahò. però due o tre amori minori, che hai un po’ di compagnia ogni tanto e il pensiero frizzante di un incontro, il piacere di uscire con qualcuno, quello sì, e si può fare, e ci sarà.

mi auguro  un anno di impegno, di solidarietà, di lotta, perchè nessun uomo è un’isola, e faccio parte di un tessuto sociale che è il mondo intero – e questo è sicuro, perchè dipende da me, e sono orgogliosa di aver fatto sempre la mia parte, per quel che potevo nel tempo. magari potevo fare di più, ma non sono rimasta ferma a guardare, ed è bello guardare indietro e saperlo, e guardare avanti e sapere che andrò avanti

e vado avanti.

e per chi passa, auguri per quello che più desidera… 

acquisti

autunno, pioggia, un po’ di tristezza, e quindi libri, non mi hanno mai delusa, lasciata sola, mi hanno sempre confortato nei momenti giù, aiutato, divertito, insegnato, non potrei mai vivere senza…. è lo shopping più goloso per me 🙂 qualcuno recentemente ha detto – ma che ci fai, li hai letti tutti?????? e mica li rileggerai, mah. boh. (è uscito lui, dalla mia vita, e non i miei amati volumi)

e quindi:

camilla lackberg, the hidden child (amo i gialli, non potendo assassinare nessuno mi sfogo così, specialmente se sono nordici e scritti bene)(che poi, prima di larsson nessuno sapeva che gli scandinavi scrivessero noir a rotta di collo, mah)

A.M. Homes, la sicurezza degli oggetti – la quarta di copertina mi ha catturato, l’insensatezza del mondo, un’esistenza alienata e l’empatia – vediamo com’è

Francois Furet e Denis Richet, la rivoluzione francese vol 1 e 2 (io non mi rendo conto di come non scoppi una rivoluzione, spero che queste 700 pagine mi illuminino su come hanno fatto all’epoca)

Julian Barnes, the sense of an ending, dalle recensioni viene descritto come “mesmerising (!!)…skillfully plotted, boldly conceived…of universal importance…a masterpiece..” e dunque, imperdibile a quanto pare….

comunque mi sembra che i prezzi siano aumentati, i più economici sono i libri in francese, che costano anche 5 o 6 euro, cifre qui ormai lontane…. sigh. (se mettono l’imu sui libri sono rovinata)

far from the madding crowd

così era il titolo di un libro di thomas hardy….

non so, facebook mi ha un po’ stancato, il blog è più vicino al mio modo di essere. Questo mondo virtuale, dove lasci trasparire troppo di te, e tu diventi troppo stilizzata e semplice, questa condivisione alla fine falsa di  pensieri che non possono essere compiuti, per lo più, per motivi di spazio e di luogo, e che diventano aforismi spesso superficiali alla ricerca di consenso.

la partecipazione civile, che non è questo: condividere stati, raccogliere firme e consensi, mettere mi piace, non è questa la lotta vera, non è questo partecipare. la partecipazione è un’altra cosa, è complessa, è fatta di carne e di pensiero, di discussione, è toccare le cose e le persone e metterci la faccia davvero. così, con un click, ci si mette la coscienza a posto, e intanto il mondo prosegue la sua corsa.

lì tutto diventa superficiale, o anche pesante, o troppo leggero, e comunque alla fine irreale. 

e poi porta via un sacco di tempo, ci sono persone che ci passano giornate, a cambiare stato, scrivere aggiornamenti, commentare di qua e di là, a qualunque ora del giorno e della notte apri le trovi sempre lì – pure io, ok, ma per lo più guardo, magari scambio due parole in chat con qualche amica lontana e chiudo, e comunque comincia a stancarmi.

questa sovraesposizione di stati d’animo, questa perenne vetrina, continui cambi di foto del profilo, tesi a farci vedere bellissimi/e e fichissimi/e, siamo tutti al grande fratello, mah. 

dovremmo provare a tornare a qualcosa di più articolato, di più complesso, di più intimo davvero. leggere di più, scrivere di più, uscire di casa e agire nel mondo.

ferragosto

ferragosto era la fine delle vacanze, il ritorno a casa.

la città ancora un po’ deserta, che si ripopolava piano piano nei giorni successivi, ed iniziavano i temporali, e non faceva più così caldo. gli ultimi gelati, l’asfalto che non si scioglieva più sotto i passi lenti delle donne con i tacchi….

si pensava alla scuola, era bello comprare i quaderni, le penne nuove, l’astuccio, le matite, il diario, finiva finalmente questo tempo sospeso, questo tempo di solitudine e di lunghe giornate vuote. amavo la scuola, e la ripresa della mia vita invernale.

che mondo diverso, che tempo diverso

ora mi godo la solitudine della mia casa, le ore passate a leggere davanti al ventilatore, le passeggiate fino al frigorifero dove il tè freddo non manca mai. ferragosto non è più una pietra miliare, le città si spopolano di meno, l’asfalto qui è meno caldo e l’autunno arriva incredibilmente più tardi, capita di andare in giro con le magliette a maniche corte anche a novembre.

e la mia vita è comunque piena di amici anche adesso, nella pausa estiva, e questo è un dono della libertà, della solitudine, della possibilità di scegliere io quello che è bene per me.

chi è stato oppresso a volte cerca altri potenziali oppressori, ma riesce anche ad apprezzare la libertà e a scappare in tempo….

alla fine

e alla fine, è stato bene che tutto sia andato come è andato.

l’infanzia solitaria, che mi ha preparato alla vita, in fondo. 

sto bene. sono sola, come è naturale che io sia, e tranquilla. godo la solitudine, la libertà di decidere di me e dei miei giorni, di fare quello che sento. leggo, questo non mi sarà mai tolto (spero, potrei diventare cieca ma insomma non è frequente, dai), e lo amo. godo del silenzio, o della musica che scelgo.

ho gli amici, tanti, e anche questo è un dono della solitudine, quando ero in coppia non ne avevo.

e ho me stessa, per gli uomini non andavo bene, ma per me stessa sì, mi piaccio e mi assecondo nei desideri ormai noti (mi piaccio di testa, voglio dire, con il mio corpo il rapporto è rimasto non ottimale, ma insomma mica siamo circondati di specchi, no?)(poi basta che funziona, a questo punto, ed è tanto).

a volte penso che sarebbe stato bello, essere sempre sola fin dall’inizio, o anche avere un compagno che traesse piacere dallo stare con me, c’è chi ci riesce. ce ne sono, a volte penso a loro e mi domando cosa mi è mancato, perchè io no. perchè che  in qualcosa ho sbagliato è evidente, fosse anche solo la capacità di farmi capire, di capire, di avere più sicurezza.

ma insomma, così è, e c’è di peggio. la solitudine non è il peggiore dei mali, ed è casa mia.